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Va bene, prendiamo l’aereo. Del resto abbiamo due bambini e non più vent’anni: ci sembrava il minimo saltare la Svizzera e la Germania (sì, Angela: della Foresta Nera ce ne freghiamo, auf wiedersehen). Dunque arriviamo a Billund, Danimarca. Perché a una manciata di chilometri c’è Legoland e perché esattamente quattro anni fa, lassù, ho scoperto un paese così verde e pieno di magia che mi sono commossa.
È vero, ormai ho la lacrima facile. Però quello è anche stato il mio primo viaggio con la Berenice e un gruppo di colleghe col baby: grazie a Erica Kircheis e VisitDenmark
ho passato un weekend lungo senza più sensi di colpa perché proprio lì ho scoperto che anche le altre, dopo il primo figlio, erano passate al Martini. O alla birretta serale, consumata appena varcata la soglia di casa, in piedi, davanti al frigorifero Smeg. Cioè ho capito che, se poi arriva anche il secondo nano, quella è l’unica soluzione possibile che ti permette di avere una vita normale. Più o meno.
Poi ho anche compreso che, oltre a essere amica di Israele (per principio: Je suis Charlie ect), sono soprattuto BFF dei paesei scandinavi. Che appena supero il confine danese io comincio a stare meglio. A sentirmi a casa. Ad essere felice. Per dire. A Stoccolma, una volta, mi sono chiesta: «Sono alla fashion week?». Questo perché boys & girls svedesi sembrano usciti da una sfilata. O da un film di Paul Thomas Anderson. Sì, sono toppissimi, come direbbe una mia giovane ex collega (ciao Baretta!). Ah, naturalmente in questo lungo viaggio faremo anche tappa in Svezia: Karin Melin, stai serena che noi ti pensiamo. Tutti i giorni. We Love Sweden.
Intanto, vi allego il servizio che quattro anni fa è uscito su Traveller: è stato il primo e l’unico in cui sono state pubblicate foto mie, scattate con Hipstamatic dal mio primo iPhone (4). E io mi sentivo avantissimo. Ad agosto ci sarà anche Vittorio, a Legoland. E la B userà il suo iPad Mini per fare uno, nessuno, centomila video. Alè.