E poi, all’improvviso, il deserto. Compare come dentro un sogno, dopo che hai superato boschi di pini e prati di enormi margherite dove hanno piantato cartelli con su scritto: «Attento all’alce»; «Guarda che potresti incontrare una slitta trainata dai cavalli».
Dicesi Rabjerg Mile, un miglio fatto di dune disegnate ogni giorno dal vento che quassù soffia senza sosta e sferza l’erba e i capelli e la faccia in un modo che ti ricorderai per tutta la vita. La Berenice è completamente esaltata e scivola sui fianchi delle collinette di borotalco urlando: «Yeeeeeeah!». Dopo sette minuti Vittorio ha granelli di sabbia perfino dentro un orecchio, quindi mi trascino 17 chili di bebè giù per il Mile e arrivo in fondo chiedendomi: perché? Ma ormai siamo qui, balliamo. Cioè, viaggiamo. #BMWStories
Partiamo. La meta è Hirtshals, un paesino alla fine del mondo danese dove trovi traghetti grandi e rossi che ti portano ancora più a Nord, perfino in Groenlandia. Arriviamo in largo anticipo e, per caso, scopriamo un piccolo magnifico faro tutto bianco. Con le rose selvatiche che gli crescono sopra e lo trasformano in uno di quei quadretti che trovi sfogliando il sussidiario della prima elementare. Sembra impossibile ma qui, durante la seconda guerra mondiale, dai loro bunker di cemento armato i tedeschi controllavano il Mare del Nord. E tutti i giorni si godevano una vista spettacolare.
È ora. Ci imbarchiamo sulla Fjord Line. Bye Bye Danimarca. Buongiorno Norvegia.
PS: ho ingoiato una manciata di pillole di ibruprofene americano e sono salva. Miracolosamente guarita. Grazie, Sara. Manchi.